Fulvio Panzeri, AVVENIRE
Stefano Corbetta e quello sguardo che colma e dà forma al silenzio
"Nel suo terzo romanzo lo scrittore porta la sua ricerca letteraria a un punto di ragguardevole tensione, soprattutto nel mettere in scena il tema che ha caratterizzato anche i suoi romanzi precedenti: le relazioni affettive e parentali. In questo nuovo romanzo colpisce l'equilibrio con cui riesce a mettere a fuoco i contesti storici e culturali in cui si svolge il racconto e la profondità dell'esperienza personale, con i suoi dolori, gli affanni, la possibilità di far fronte alle ferite aperte.E dimostra anche una notevole presa nella tenuta narrativa della storia, in un racconto che riesce a rendersi imperdibile per il lettore, pur andando a toccare i nervi scoperti delle interiorità dei protagonisti".
Annarita Briganti, REPUBBLICA
La storia di Leo inghiottito dalla metropoli
"Un page-turner con molti colpi di scena, soprattutto nel finale, che fa sembrare Corbetta, che infatti si è formato sugli americani, un autore straniero".
Alberto Sebastiani, Robinson REPUBBLICA
Una pallina rotola e una famiglia crolla in un silenzio fatto di rabbia, bugie, senso di colpa, isolamento e rancore che cresce nel tempo. In mezzo c'è un incidente con due vittime, due gemelle di otto anni: Bianca entra in coma, Emma resta zoppa.
Nove anni dopo, una è in stato vegetativo, in un "sonno bianco", e sembra dare deboli segnali di ripresa, l'altra è quasi maggiorenne, s'innamora e ha un'offerta che non vorrebbe rifiutare, ma il silenzio a casa la sommerge senza vie di salvezza. Solo il padre, a suo modo, sembra cercarne per tutti e Stefano Corbetta racconta il dramma familiare senza renderlo lacrimevole o patetico, con una tensione che cattura il lettore come in un thriller, senza facili lieto fine.
Stefania Massari, HUFFPOST
Emma e Bianca sono sorelle gemelle. Condividono ogni cosa, ma un giorno tutto cambia:
un terribile incidente costringe Bianca a stare in un letto di ospedale, in stato vegetativo, mentre Emma vivrà la stessa condizione da viva come se, anch'essa, fosse intrappolata in una dimensione fatta di silenzi, ombre e incoscienza. La sua vita, infatti, è il riflesso di quel microcosmo caratterizzato dall'assenza di prospettive e da poche speranze. Eppure, Emma ha una passione che le brucia dentro: quella per la recitazione. Vorrebbe realizzare il suo sogno, ma la madre le rimanda ogni giorno timori e sensi di colpa, annientata com'è da un dolore che non le lascia scampo e il padre prova costantemente a riprendere le fila di una vita che di normale non ha più nulla. Nel frattempo, un metodo sperimentale sembra portatore una nuova luce, forse una speranza per Bianca.(...) A quella speranza noi dobbiamo aggrapparci, perché semplice è la resa, e la lotta è quella che costa coraggio, determinazione e sacrificio. Allora cosa fare? Leggere, innanzitutto, questo romanzo perché abbiamo bisogno di sentirci parte di una comunità dove amore, fratellanza e comunione di intenti siano i principi cardini per ricordarci che non siamo soli e che possiamo chiedere aiuto qualora ne sentissimo la necessità. Poi, capire che non serve chiudersi in un silenzio prolungato per evitare di affrontare la vita, perché è proprio il dolore quello che ci consuma e infine, ascoltarsi occhi negli occhi, mani nella mani e abbracciarsi di più per sentire che nulla è impossibile se siamo insieme. Stefano Corbetta è riuscito, con la sua scrittura sensibile, attenta e raffinata, a scrivere un libro commovente che parla al cuore di tutti noi: uomini di passaggio in questa vita imperfetta e bellissima.
Cristina Taglietti, La lettura del CORRIERE DELLA SERA
È un giorno freddo di febbraio quando le gemelle Emma e Bianca, con altri compagni stretti dentro le loro tute da sci colorate, salgono sul pullman che le deve portare in gita, mentre Enrico e Valeria, i loro genitori, dalla strada, si alzano in punta di piedi per cercare di vederle nel lunotto posteriore. Quando il pullman si ferma all’autogrill e i bambini scendono, a Emma sfugge la pallina rossa che tiene tra le mani e che le ha dato la sorella.
Non sente «la voce della maestra, quell’urlo che cercava di fermarla, e nemmeno quella di sua sorella che gridava il suo nome». Parte da lì, dall’area di servizio dove succede l'incidente, Sonno bianco, secondo romanzo di Stefano corbetta, dopo “Le coccinelle non hanno paura” (Morellini, 2017). Una storia che si pone nello stesso solco narrativo: la malattia come condizione imprevedibile che impone di cambiare la propria vita. Sono trascorsi nove anni (“ma avrebbero potuto essere un giorno un'ora un eterno presente”) da quando l'incidente ha separato le due gemelle: Bianca, in coma, intrappolata nel letto dell’istituto in cui è ricoverata, Emma prigioniera del suo senso di colpa, del sordo risentimento di una madre che non riesce a perdonarla e a perdonarsi, che rifiuta gli incontri con lo psicologo e si rifugia nelle sue traduzioni costringendosi a scrivere anche di notte. Soltanto il padre cerca a fatica di tenere insieme quello che resta della famiglia. A ricordare a Emma quel giorno di febbraio ci sono le sue gambe, rimaste, dall'incidente, una più corta dell'altra. La passione per il teatro (e per Federico, l’insegnante di recitazione), l’incontro con Mattia, piccolo pianista virtuoso, figlio dei vicini di casa, Leòn, il suo maestro di musica, introdurranno poco alla volta, una nuova sinfonia.
Corbetta racconta con efficacia la complessità delle relazioni familiari, indagando i vuoti, il precario equilibrio tra parole e silenzio, le sbarre invisibili che tengono prigionieri, l’incertezza e la paura che minacciano ogni piccola felicità che si delinea all’orizzonte. «Era come se tutto, dopo l’incidente, si fosse ridotto a pochi giorni messi in fila, vuoti e senza significato, in cui l’unico sentimento sopravvissuto era un senso di colpa latente che inquinava ogni cosa».
Diviso in due parti – il libro di Othie (che sarebbe Emma) e il libro di Oth (Bianca) perché quelli sono i nomignoli che da piccole le gemelle si erano date dopo una lezione di inglese in cui avevano imparato la parola other – Sonno bianco procede con uno stile piano, controllato, capace di dare il senso dell’urgenza. Assente, ma centrale, è Bianca. Il motore immobile del romanzo, una partitura in cui il silenzio interrompe il refrain del tema iniziale. Bianco è il colore dell’assenza, del limbo, del reparto in cui le persone in stato vegetativo consumano la vita che è loro concessa. Corbetta non propone un happy end, sceglie la sospensione mentre lascia che il vuoto riempia tutte le pagine.